LA NOSTRA STORIA
Un storia lunga una vita

E’ difficile sapere con esattezza l’origine della cultura agricola della mia famiglia ma credo da sempre.
I ricordi esistenti risalgono ai bisnonni, materni nelle figure di Roman Giovanni classe 1863 e Roman Gasperina classe 1865, e paterni, Schievenin Mario classe 1868 e Schievenin Amabile classe 1872.
I bisnonni Giovanni e Gasperina vivevano alla fine della valle di Schievenin, in una piccola casetta alle pendici del Monte Peurna di cui ne erano in gran parte i proprietari.
Coltivavano la terra e allevavano capre, pecore, conigli e pollame, producevano del formaggio e si costruivano il necessario alla loro vita con il legname circostante delle loro proprietà acquistando i pochi attrezzi metallici di cui avevano bisogno, con il poco denaro a disposizione ricavato con la vendita di qualche animale allevato, o con il poco formaggio che avevano in più rispetto al loro fabbisogno.
In quegli anni, in quelle zone, vivevano più o meno un po’ tutti così producendo il necessario al loro sostentamento. Del bisnonno Giovanni non si hanno notizie della sua morte, invece la bisnonna Gasperina finisce il suo cammino nel 1955, e di cui mia madre classe 1947 ne conserva ancora il ricordo.
I miei nonni materni Roman Giuseppe (detto “Bepi Carot”) classe 1902 e Roman Maria classe 1904, andarono ad abitare nei pressi dei bisnonni, in una località chiamata Col Moroset una piccola collina larga 30 metri e lunga 300 sempre ai piedi del Monte Peurna, e qui vissero continuando l’attività agricola dei loro genitori. Io ho un vivo ricordo di quel luogo dove sulla sinistra c’era un terreno impervio, e sulla destra una piccola valletta con un pendio un po’ più dolce e molto fertile coltivato a terrazzamenti dove crescevano delle verdure meravigliosamente buone.
Avevano circa 250 capi tra capre e pecore e d’estate li portavano in alto quasi sulla sommità del Monte Peurna per l’alpeggio (Alpeggio: una forma di pascolo itinerante in alta quota per alcuni mesi all’anno) oltre alla carne di pecora e capra, ai formaggi, e alla frutta e verdura che coltivavano, il nonno Giuseppe essendo cacciatore ogni tanto portava in tavola anche della selvaggina locale.
Nella seconda metà del ‘900 con l’arrivo di lavori statali e grandi opere il nonno Giuseppe faceva anche saltuariamente dei lavori per qualche mese all’anno guadagnando così qualche soldo in più che potesse migliorare le condizioni della famiglia. Questi nonni ebbero nove figli, sette femmine e due maschi, cinque migrati in Piemonte (poiché nella crescita industriale il Piemonte era uno dei primi paesi ad aver bisogno di manodopera grazie alla fabbrica di automobili Fiat) nella zona compresa tra Torino e Cuneo e quattro rimasti nei dintorni e pur lavorando di altri mestieri tutti hanno continuato l’attività agricola per l’autosostentamento, a parte mia madre Roman Gasperina classe 1947 (che prese il nome di sua nonna e mia bisnonna, poiché in quei tempi era usanza mettere ai nipoti lo stesso nome dei nonni per conservarne il ricordo, come nel mio caso per il ricordo del nonno Giovanni) che ne fece invece un vero e proprio mestiere sviluppandola negli anni assieme a mio padre Dario. I terreni dei nonni materni per varie vicissitudini sono ora di proprietà del demanio statale.
I bisnonni paterni Mario e Amabile vivevano qualche chilometro più a valle in una località chiamata Costa Piana, a 700 mt slm, sotto la malga Val Dumela alle pendici del monte Fontana Secca e, come i bisnonni materni vivevano di agricoltura e allevamento, ricavando il necessario con cui vivere, poiché i loro terreni erano meno impervi di quelli dei nonni materni, potevano permettersi di avere anche una mucca, in quei tempi considerata una vera ricchezza nella scala sociale.
Non ci sono ricordi delle loro vite, sennonché vivevano di agricoltura. I miei nonni Paterni invece Schievenin Giovanni classe 1908 e Schievenin Maria classe 1910 continuarono e svilupparono l’attività agricola anche grazie al lavoro che il nonno fece come minatore emigrante nelle miniere di carbone in Belgio nella prima metà del ‘900 e, costruirono prima una casa in paese in località Borgo Schievenin (tuttora di nostra proprietà è la casa dove sono nato io) e negli ultimi anni di vita del nonno Giovanni che riuscì a viverla per un anno prima della sua scomparsa per malattia nell’agosto del 1968, una bella casa con stalla, cantina e fienile, in un terreno pianeggiante in paese.
Mio padre Dario, dopo qualche anno di lavoro all’estero (Francia e Spagna) avendo da parte qualche soldo in più e vista la crescente richiesta di prodotti agricoli causati dall’abbandono del territorio per andare a lavorare nelle città decide di mettere radici e, sposando mia madre nel ’68 decide di potenziare l’attività agricola di famiglia con l’acquisto dei primi mezzi meccanici e di 9 vacche da latte. Nella prima metà degli anni 70 l’azienda iniziò una crescita costante fino ai giorni nostri.
Per circa sei-otto mesi l’anno si stava in alpeggio, (questo dipendeva dalle stagioni e da quando nevicava all’epoca sulla montagna, era solito fare dai due ai sei metri di neve, e quindi si anticipava la discesa o posticipava la salita secondo le intemperie) Aprile Maggio e Ottobre Novembre sulla malga di proprietà “Costa Piana” a 700 metri slm, mentre da Giugno a Settembre in alto a malga Val Dumela in affitto dal comune, sui 1300 metri slm (malga: località di alta montagna che comprendeva, una casa, una stalla e i pascoli per il bestiame).
E nel periodo invernale con gli animali nella stalla in paese e quindi non necessitando più di tanto tempo e attenzioni per il pascolo, mio padre lavorava da boscaiolo producendo legname da usare per l’attività e per vendere che in quei tempi costituiva un buon introito in più, lasciando a mia madre e a noi 4 fratelli (Giovanni, Massimo, Nadia e Luca) il governo del bestiame e la produzione dei formaggi, spesso alternandoci nell’aiuto nei boschi per il legname, questo costituiva quindi una filiera completa fatta della produzione di legname da lavoro e da ardere, produzione di foraggi e alimenti per l’allevamento di bovini da carne e da latte, la produzione e la vendita di carne e insaccati e derivati del latte, per il sostentamento della famiglia, dell’azienda, e anche per il ricavo economico.
Nel 2008 con la morte del papà Dario l’azienda di famiglia si è un po’ trasformata con la spartizione dei terreni di proprietà consistenti in circa sette ettari.

Nel 2008 con la morte del papà Dario l’azienda di famiglia si è un po’ trasformata con la spartizione dei terreni di proprietà consistenti in circa sette ettari.
La storia della mia azienda Duca di Barbozza (nome derivato da San Pietro di Barbozza località dove si è sviluppato il Prosecco) ha origini quindi molto antiche, dove fin dalla seconda metà dell’ottocento i miei antenati erano dediti tra le altre attività agricole anche alla coltivazione della vite, per una quantità tale da soddisfare esclusivamente il fabbisogno famigliare, in qualche raro caso veniva venduto del vino, ma non si è mai pensato alla coltura della vite come mestiere, anche perché in quei periodi quasi tutti coltivavano la terra e producevano vino per il fabbisogno personale. Solo negli anni 70 il papà Dario avendo un vigneto in affitto confinante con la nostra proprietà produceva circa 10.000 litri che vendeva, poi, negli anni 80 lasciato il vigneto produceva solo la quantità necessaria per il fabbisogno famigliare. Fin da piccolo ho sempre lavorato nell’azienda di famiglia, anche quando dai 14 ai 27 anni ho lavorato in un’officina meccanica nel tempo libero, aiutavo i miei in agricoltura. A 27 anni, stufo del lavoro al chiuso decisi di tornare a lavorare nell’azienda di famiglia, e dopo un paio di anni constatato che la produttività della stessa non era sufficiente al sostentamento mio e della mia famiglia, e impossibilitato a espanderla nel 1997 decido di aprire una attività in proprio come boscaiolo e crescendo con personale dipendente arrivo a fare lavori
importanti come il disbosco nell’area expo di Milano nel 2003 e sistemazione di 15 ettari nel parco privato della curia a Lorenzago di Cadore dove trascorreva le ferie papa Giovanni XXIII, alla potatura e recupero di 800 castagni da frutto e miglioramento e sistemazione di una malga per Veneto Agricoltura nella zona del lago di Garda per un totale di circa 250 ettari.
Chiusa l’attività nel 2008 per motivi vari e personali, passo qualche anno lavorando e aiutando vari cugini che hanno attività agricola e vigneti nella zona compresa tra Valdobbiadene e Conegliano nel 2013 inizio una mia produzione con un piccolo pezzo di vigneto di Proprietà e degli altri terreni in affitto, aprendo nel 2019 la DUCA DI BARBOZZA per la commercializzazione di una linea di mie bottiglie, attualmente ho una produzione annua di circa 30.000 bottiglie con la possibilità di avere a disposizione fino a una quantità di 800.000 bottiglie in associazione con un mio cugino, e piccolissimi produttori amici della zona, disponibili a mettere insieme le risorse, in tre spumantizzazioni diverse BRUT, EXTRA DRY E DRY, Con attualmente sette etichette personali, una in esclusiva il Prosecco Erasmo di Venezia, e altre quattro etichette in programma di sviluppo futuro, con un vino bianco e uno rosso fermi, un frizzante bianco a bassa pressione (sotto le tre atm) e un bianco frizzante a fermentazione naturale in bottiglia, cosiddetto SUR-LI o VINO COL FONDO. Siamo a disposizione per visite guidate tra i vigneti.